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Il signor stereotipo

Ogni giorno siamo abituati ad ascoltare frasi che riassumono il vero, e non quello ideale al quale ci piace pensare, grado di emancipazione della società nei confronti del ruolo delle donne. Gli intramontabili "donne al volante, pericolo costante" quando ci sono statistiche che dicono che gli uomini fanno più incidenti rispetto alle donne perché meno attenti e più sicuri di se stessi alla guida. "Chi dice donna dice danno", come se gli uomini fossero tutti degli angioletti in attesa di santificazione. "Ha il ciclo, ecco perché è nervosa", come se a una donna non potessero “girare le palle” per un motivo x. Sappiate che anche alla donna girano, esattamente come girano agli uomini, è tutta una questione emozionale e non fisicamente visibile. Non sono stati avvistati uomini con eliche al seguito, quindi...

Visibile è invece, molto probabilmente, la faccia disgustata di quando ti dicono; - "guidi bene per essere una donna", come se la patente di guida delle donne venisse rilasciata su di un altro pianeta, o come se le cose studiate fossero diverse a seconda del genere di chi va a fare quiz e guide. Ma la ciliegina sulla torta è "auguri e figli maschi", che se si fa propaganda per l’estinzione della razza, potrei anche capirlo, ma se parliamo del ciclo della vita, nascite e via discorrendo, davvero è l’ennesima cavolata gratuita. Per chi non avesse ancora ben chiara la situazione, l’uomo non può ancora partorire, quindi un mondo fatto di soli uomini sarebbe destinato all’estinzione.

Ma tutti questi stereotipi stanno a chiarire un unico concetto sociale, ovvero che le donne hanno dei ruoli prestabiliti, dai quali sembra impossibile uscire. La donna oggetto, la donna sottomessa, la donna che deve stare al suo posto, la donna che si occupa di casa e figli e mai sia che abbia delle aspirazioni, sogni e progetti.

Le frasi peggiori che ci tocca sentire sono: - "È stato un raptus", "l'ho uccisa per troppo amore". Di amore non è mai morto nessuno, ma a causa d'ignoranza, stupidità, incoscienza, immaturità e ancora e ancora, molte persone.

Ci complichiamo la vita con tutte queste congetture mentali che siamo portati a farci, quando analizzare una situazione in maniera oggettiva porterebbe a comprendere realmente la situazione che stiamo vivendo. Questa mancanza di obiettività e logica sono all’origine della violenza sulle donne. Stupri, femminici hanno messo radici in una struttura vecchia quanto il mondo che si fonda sullo squilibrio di “potere” fra donne e uomini.

Se in una casa ci fossero un uomo e una donna con il gesso, e si dovesse prendere la legna da ardere per il fuoco, oggettivamente parlando, chi dovrebbe andare a prendere la legna? Per logica, non per sesso. Ma allo stesso modo, se in una casa ci fossero un uomo col gesso e una donna che scoppia di salute e si dovesse prendere la legna da ardere per il fuoco, chi dovrebbe andare a prendere la legna? Ecco il potere della logica analisi di una situazione che porta a un risultato chiaro e non dettato dal genere.

Quindi in un mondo dove la tecnologia ci permette di affrontare la vita in modo smart, quando arriveremo a “smartizzare” anche il nostro cervello e a renderlo conforme a quanto una “vera civiltà civile” dovrebbe aspirare? Ci sono stereotipi che ci accompagnano tutti i giorni e non si dovrebbero far passare a nessuno. Non perdonare queste frasi ai giovani perché loro sono il futuro e portare avanti questa mancanza di logica vorrebbe dire non progredire e non perdonarle alle persone di una certa età, perché vorrebbe dire che il bagaglio di vita è pari a zero e l’età è solo una questione anagrafica.

Questa finta uguaglianza fra uomo e donna cade davanti a frasi demenziali come… - "Beato chi le capisce le donne…". - "Non è un mestiere per donne". - "Resta a casa se non vuoi che ti succedano certe cose", sottotitolo "Se l'è cercata". In una autentica società civile, non esistono due pesi e due misure, ma esiste un linguaggio universale. Quando davvero questo concetto verrà applicato, allora potremo dire di aver colmato questo inspiegabile divario.

Tiziana Nigro
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